Fimmini Femmes

Fimmini è un libro di memorie e come tale soggetto a rielaborazioni di esperienze vissute che seguono più o meno la dinamica dei ricordi proustiani associati al rifluire involontario di sensazioni sonore, olfattive, ottiche, legate a momenti particolari della nostra vita passata che di volta in volta si arricchiscono delle variazioni apportate nel corso del tempo dai processi istintivi e mentali comuni all’umanità.

E quando quei ricordi finiscono nel cono di luce irradiato dallo sguardo dello scrittore, giungono a un massimo di significazione fino ad annullarsi completamente nella scrittura che funziona più o meno con lo stesso procedimento adottato da Fellini nel film Roma, nel quale gli antichi affreschi riemersi casualmente durante gli scavi per la metropolitana sono abbagliati dalla luce artificiale che li disintegra, trasformandoli nella memoria di quanti li videro e si accingono a ricostruirli secondo le variabili percettive individuali in perenne evoluzione nel tempo.

Ne è uscita una galleria di personaggi grotteschi fissati nel tentativo di trovare un’autodefinizione, al di sopra dei quali domina la figura di una matriarca guidata nel compimento del suo mandato dalla coscienza di un dovere da compiere in silenzio fino al sacrificio della sua stessa vita.  LEGGI L’ANTEPRIMA

2 Comments

  1. Note su ‘Fimmini Femmes’

    Uomo di lettere, professore di italiano e francese, Claudio Nigro, nel suo romanzo ‘Fimmini Femmes’, in parte autobiografico, prende voluttuosamente ispirazione da poeti e scrittori che ama e che molte volte gli danno il ‘la’ per raccontare un’immagine o una persona (Proust, Racine, Flaubert, Rimbaud, Baudelaire, Diderot…).
    Il protagonista parla di sé e delle donne che gli hanno girato intorno cominciando dalla madre dalla quale è soggiogato e attratto e ha preso come termine di paragone per tutte le altre ‘femmine’ che si sono imbattute in lui (alcune troppo deboli, altre troppo maliarde, altre troppo rompiballe, ecc.)
    La madre è la Sofia Loren napoletana, la Anna Magnani romana, la mamma per antonomasia, ma allo stesso tempo l’amata tradita e incompresa da un padre pressoché assente.
    La lettura scorre agevolmente anche se il testo è intriso di parole altisonanti e colte (agnizione, epanadiplosi, evenemenziali, asindetica, bustrofediche…), la trama è leggera anche se i pensieri sono profondi e introspettivi.
    L’autore conosce bene i dialetti, spazia dal lucano al calabrese, dal napoletano al romano. Il suo caffè bevuto seduto, soffiando e sorbendo è intimo e collante delle chiacchiere femminili: ‘Il faut que je vous conte una petite historiette’.
    ‘I bambini sono acchiappa-fantasmi’ e Giulio-Claudio da bambino vede e immagazzina dentro di sé anche quello che gli altri non sanno leggere.
    Le donne della sua infanzia e adolescenza, le vicine di casa, le commercianti, sono descritte in atteggiamento felliniano: la tettona, la ‘gradisca’, le popolane che hanno in mano il potere dell’uomo e lo imbrigliano lasciandogli l’illusione di essere il fautore degli eventi e non il semplice beneficiario.
    ‘L’uomo senza denaro sembra già morto’- questo motto lo perseguita e lo indirizza; la famiglia numerosa dell’infanzia, le fatiche della madre per far quadrare i conti, danno all’autore la via da seguire nelle sue scelte di vita, senza tante possibilità di alternativa: se non sarà il matrimonio ricco, sarà il gioco ad aiutarlo nella sua strada, a dargli quella libertà a cui anela.
    Si ama e forse un po’ si rimpiange, ha goduto del suo libero arbitrio e assecondarlo è stato il suo stile di vita, ma in fondo, quando ritorna da buon samaritano, lasciando perdere il suo innato egoismo che ne fa un narciso reale, alla Daniela, insopportabile femmina della sua età adulta, riscatta la sua immagine un po’ libertina e un po’ scostumata.
    Non ha conosciuto l’amore, ma non lo rimpiange proprio perché non lo ha conosciuto, perché è troppo pieno di sé ‘L’amore è una malattia opportunistica ed esplode con il venir meno delle difese immunitarie: l’autosufficienza e l’autostima.’
    La sua vita è intensa, chissà se riavvolgendola non imbocchi altre strade.

    Le donne che non vengono espressamente menzionate nel libro e che lo hanno conosciuto si vogliono ritrovare nel paragrafo di pagina 226:
    ‘Girando, girando, però, il caso mi fece incontrare alcune persone simpatiche, belle, intelligenti e con un pizzico e più di follia: donne sole, libere di coltivare la fantasia e i buoni sentimenti…’
    L’autore fa sentire queste donne, anche se non sole, uniche nella propria femminilità e indipendenza.

  2. Bè, non so se conosci la persona “personalmente” ma la tua critica è meravigliosamente azzeccata! Io sono uno dei suoi figli “adottivi” e credimi per quello che sai. Hai capito tanto! Io invece ho capito troppo e come si dice “il troppo storpia”. Ti faccio i miei complimenti chiunque tu sia per aver afferrato tanto anche se non tutto…ma il tutto spesso è noioso…meglio sempre lasciare spazi vuoti per la libera interpretazione. Ognuno di noi ha bisogno di credere o far credere qualcosa di diverso da ciò che appare. Ciao

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