Nul et non avenu

Nul et non avenu, cioè, insussistente: è una formula francese, prevalentemente giuridica, per indicare un fatto che non merita nessuna considerazione, perché non produce nulla e non conduce a nulla. Come gli arzigogoli mentali che si aggrovigliano e si imbrogliano nella testa di chi scrive senza  avere l’ispirazione, mentre la mano resta immobile sul foglio immacolato; come le tribune politiche, dove strillano, si insultano, si accapigliano,  per non comunicare alcunché di comprensibile ai telespettatori.

Nul et non avenu vale pure per le rubriche e i talk show di “approfondimento” dove si discute di famiglia, di scuola, di femminismo, di amore, insomma, di tutto, in salottini e platee allestite dalla Tv con pubblico, giurie e “specialisti” del tema affrontato: si avviano dibattiti e querelles tra ospiti e conduttori, poi si passa ai minuetti e alle quadriglie fino alla bagarre generale e al grand final con urla e strepiti che cancellano ogni residuo di processi logici e verbali, se mai ce ne siano stati.  La sigla e il serpentone chiudono e riassorbono tutto nell’immensità del nulla.

Ma  allora a che servono i cosiddetti dibattiti?  In verità, il clima degli studi è più propizio al cicaleccio spiccio, ognora pronto alla tensione, o alla sdrammatizzazione del fatto, ma meno idoneo a stimolare i sentimenti, per esempio, il sentimento del sacro che sempre deve investire tutto quello che riguarda l’uomo e il mistero di come si è fatto e come avrebbe potuto non farsi. E invece si parla e si straparla di sesso, di omosessualità, di femminismo, di razzismo e ognuno testimonia  e rivendica, sbattendo in faccia agli altri il suo punto di vista occasionale, fresco di giornata, in uno stile querulo, spesso contestatario e retrò. Ma può capitare chi, patito di modernità, ostenta marcatamente idee e atteggiamenti  di comprensione e di tolleranza delle problematiche scottanti che, tuttavia, lasciano increduli  gli smaliziati, formatisi alle scuole  di semiologia, o di retorica,  i quali conoscono esattamente il valore dei segni e delle forme; cioè, sanno benissimo che cosa è l’antifrasi, oppure, la rivelazione involontaria e le  possono ritrovare dovunque, magari anche negli atteggiamenti tolleranti dei tanti  malintenzionati. E così, se un rabbino mostra sensibilizzazione alle tematiche omosessuali e poi cita il Levitico (cap. 18-22) contro le pratiche “abominevoli” dell’omofilia, lo smaliziato   in ascolto  sa che cosa si nasconde dietro le parole di  quel rabbino.

Il dibattito sul sesso, affrontato ieri in “Parlato semplice” aveva veramente del gossip e della ciaccola facile e confusa, dove finivano per affondare anche gli interventi di qualche saggio presente in studio.  Purtroppo il discorso sul sesso è destinato a imbrogliarsi  sempre più, perché le persone che trattano quel  tema – per primi,  i “difensori” della Chiesa, ma non di Dio che nel suo imperscrutabile disegno ci ha fatto dono incondizionato del sesso- sono spesso astronomicamente distanti da quello che affermano in teoria. Tanto vale tacere, come ha suggerito  nel corso della trasmissione un prudente giornalista che ha citato addirittura Wittgenstein alla proposizione 367 del Tractatus: “Ciò di cui non si può parlare, si deve tacere”.  Sì;  è bene che il sesso resti un tabù, se chi ne parla lo fa strumentalmente per scopi tutt’altro che umanitari, o scientifici, avendo trascurato l’unico particolare che conta e che  viene dal Padreterno: attraverso il sesso  passa e si trasmette la vita, non solo quella fisica, poiché  il sesso è materia, ma è anche spirito, fantasia in tutte le sue forme e in  tutte le sue manifestazioni di umana simpatia  che si impongono al di là della famiglia e del matrimonio, del quale, tuttavia, è spesso ritenuto la causa determinante. Ma questi temi la TV non li tratta (11 giugno 1994).

Lascia un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>