Quale vita? Certamente quella delle celebrità e dei vip, vite fantastiche e fantasmagoriche tra amori, ville, panfili, gioielli e banchetti da far invidia alla corte fastosa del duca di Berry, così, come è riprodotta nelle iridescenti cromie medievali del codice miniato che si conserva al Musée Condé di Chantilly. E certamente un po’ di fantasia fa bene al pubblico della gente media che lavora e chiede un po’ di distrazione attraverso immagini che gratifichino almeno gli occhi, se non addirittura lo spirito. Ed è il doveroso compito di una Tv di stato che provvede all’intrattenimento, oltre che alla formazione culturale dei teleutenti. Una coppia di sex symbol come Nicole Kidman e Tom Cruise, per esempio, belli, bravi, ricchi, potrebbe fornire più di un’immagine di un mondo irreale e comunque verosimile, perché guardato da noi esseri mediamente normali che riversiamo su questi personaggi “mitici” le nostre più segrete pulsioni.
Due divi di quel calibro potrebbero offrirceli in consumo i tanti ideatori e conduttori di reality show; e invece no: preferiscono la crudele cronaca nera, o peggio, le miserie di cronaca spiccia e strappalacrime costruite ad arte con parenti lontani che si rincontrano, amici litigati da sempre che si rappacificano, insignificanti individui che vengono a confessare i loro errori e a chiedere scusa alla persona offesa, etc., tutto in uno studio televisivo davanti a un pubblico plaudente e … demente. (La demenza non è legata all’applauso programmato, ma all’inverosimiglianza delle storie, pardon!, delle situazioncelle raccontate e accolte con emozione e lacrime). Ma è mai possibile che un figlio va a chiedere scusa alla propria mamma in Tv con il cuore gonfio e gli occhi umidi? Rispondo io: è inverosimile; a una mamma degna di questo nome basta poco, o forse, tanto: una carezza, un bacio, un qualsiasi gesto d’affetto pescato nel codice segreto dei sentimenti che spesso suggerisce il silenzio. Per ricucire il dialogo interrotto dall’offesa, basta una telefonata all’amico, una pizza, perché tutto rientri nell’ovattato, disteso clima dell’intimità e il rapporto si riallacci e si rinsaldi, fortificato dal banale malinteso. Altro che metterlo in piazza!
I responsabili di questi programmi dovrebbero essere più scaltri, se non più preparati; se fossero colti, ricorderei loro L’Arte poetica di Boileau, il passaggio dove lo scrittore del XVII secolo afferma: “Non offrite nulla di incredibile allo spettatore, perché ciò che è vero non è sempre verosimile”. In altre parole, se il vero oltrepassa le nostre capacità immaginative -come spesso accade in momenti drammatici della vita-, bisogna ritoccarlo per renderlo credibile e offrirlo in racconto agli altri. Ma gli organizzatori, forse, sono assidui frequentatori delle opere di Carolina Invernizio, che, tuttavia, confondono con il Sommo Poeta, quando stabiliscono per questi incontri combinati una specie di pena del contrappasso, con lunghe attese, atroci dubbi, appuntamenti fissati e mancati dalla parte offesa recalcitrante, ma infine pronta per l’abbraccio di riconciliazione e l’happy end.
Quanto ai personaggi che si espongono in vetrina per raccontare le loro storielle stente e senza passione, si capisce che la spinta all’esibizionismo è grande, soprattutto per poveracci destinati all’anonimato più completo e che ambiscono a uscirne per proiettarsi sulla ribalta magica del teleschermo sotto la luce trasfigurante dei riflettori, almeno una volta… e chissà che qualche impresario, qualche regista, non vi scopra un talento e che da una quisquilia non ne esca una brillante carriera! Tuttavia, giova ricordarlo, è già un successo per i soliti ignoti essere stati selezionati e giungere sul piccolo schermo; per la massa degli esclusi resta tanta amarezza e, spesso, si riaccende il sogno di riprovare, magari attraverso un’altra strada. E bisogna tremare. Purtroppo il mostro Tv può mostrare il volto più pericolosamente seduttivo proprio alle persone più fragili e più emotivamente indifese: indicare come strada più sicura quella della cronaca nera (13 agosto 1994).