Da Joséphine al Karaoke

“Joséphine à Bobino” avviluppata in una guaina splendente di lustrini e tante, tante piume a non finire: è l’immagine della Venere Nera apparsa per l’ultima volta al teatro parigino nel 1975, in uno spettacolo di André Lavasseur tutto costruito su lei. Fu ancora una superba apparizione degna della “frivolité” e del primato mondano della capitale francese. Ma quanti spettacoli Joséphine aveva regalato a Parigi e ai suoi teatri, dalle “Folies Bergère” all’Olympia! E che cosa aveva incantato i Francesi? La sua bellezza, certamente, le sue movenze, le sue canzoni, ma anche la sua biografia che durante le esibizioni essa ripercorreva dalle origini nella Louisiana fino all’approdo a Parigi, dove debuttò nuda con un gonnellino di banane, nel 1920, quando sulle spiagge le bagnanti portavano un costume-palandrana che ricopriva il busto fino a metà coscia. E l’anima di Parigi, non quella bacchettona e perbenista, ma quella vera, viva e trasgressiva si riconobbe in lei e l’acclamò. Da allora Joséphine ebbe “deux amours” e “mon pays et Paris” divenne la sigla di molte sue performance. Che bellezza, che colore, che calore seppe offrire al suo pubblico, regalandogli qualche attimo di svago gioioso contro tutte le piccole infelicità quotidiane. La sua offerta generosa era autentica, come autentico era il suo amore per l’umanità che le aveva dato la forza di adottare tanti bambini e l’aveva ingaggiata nella lotta contro i pregiudizi razziali, non per difendere se stessa, una diva riconosciuta e onorata in tutto il mondo, ma per i tanti senza nome, vittime del demoniaco diritto del più forte che da tempi immemorabili tiene in catene la razza negra, “inferiore” per gli arroganti senza timor di Dio e delle leggi naturali, ma superiore per le infinite risorse umane da contrapporre per resistere contro tutti gli abusi disumani.
Joséphine Baker è stata la soubrette più acclamata e la personalità più straordinaria del XX secolo, pari per dignità e celebrità solo a uomini come Martin Luther King e Nelson Mandela; ma dei giovani di oggi chi (ri)conosce quel nome, quei nomi? Nessuno, credo nessuno. La proposta in Tv di un asettico film sulla Venere Nera, privo del necessario coinvolgimento e della gioia della fantasmagoria spettacolare -che solo le immagini originali di repertorio possono offrire-, ma affidata a uno stento copione da telenovela, come può risvegliare coscienze immemori, soprattutto se le sequenze vengono intervallate dal karaoke con rap e break-dance? Ci è sembrato d’obbligo un contributo all’omaggio che si deve alla sua memoria e alla sua patria francese multicolore e multietnica che celebra domani l’anniversario della presa della Bastiglia in nome della consacrata trinità Liberté, Egalité, Fraternité (13 luglio 1994).

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