Carlo sMagnetizzato dalla Tv

Carlo Magno per il teleschermo, rappresentato in anteprima a Montecarlo, è già scontento generale. Le inverosimiglianze e le inesattezze storiche pare che deludano il grosso pubblico dei teleabbonati a cui il film è dedicato e tra il grosso pubblico, si sa, ci sono tanti aspiranti intellettuali e quelli che per non fare brutta figura con gli amici importanti  dicono di averlo visto solo per criticarlo. Sono refusi mentali propri di chi è vittimizzato dalla cultura ridotta in moda. Parrebbe, dunque, che tutti conoscano il Medio Evo barbarico, o ingentilito che sia dalle rivisitazioni; tutti conoscerebbero les Chansons de geste,  la Chanson de Roland, e, che so io, la geste du roi, etc.

Per placare il tic filologico dei delusi, possiamo  solo offrire la considerazione che Carlo Magno, un personaggio abbastanza “normale” per i suoi tempi, analfabeta e  puttaniere, calcolatore e passionale, ci è giunto per buona parte attraverso la leggenda e il mito fioriti attorno a un nucleo storico opinabile, rappresentato dalla Vita Karoli scritta dal suo segretario, Eginardo.  (Anche le colte immagini manzoniane del “chiomato sir” e del “guerrier sovrano” sono ispirate  alla leggenda e al mito).

Le sole riserve che si possono, dunque, formulare riguardano la spettacolarizzazione televisiva: in verità, le duemilacinquecento  comparse, i cinquanta stunt-man, i cinquecento cavalli, gli oltre centomila  metri di pellicola, più uno straripante cast di attori stucchevoli e manierati come i personaggi di una telenovela ci rendono poco del coloratissimo mondo barbarico vibrante di  romanticismo con “le donne, i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese” e nulla di quella carica spirituale che anima il Medioevo e, in particolare, le gesta guerriere finalizzate all’esaltazione delle virtù, cristiane, ma soprattutto umane, quelle che una Tv di stato dovrebbe riproporre in un momento di black-out, come quello che stiamo vivendo; un mondo che meriterebbe di essere rivisitato in un diverso kolossal, magari a tinte più fosche  e trasfiguranti per allontanare il Medio Evo e riconsegnarlo all’epopea con la ricchezza e la vastità  del registro umano  che innalza e illumina di luce misteriosa  le gesta dei guerrieri, ma soprattutto i loro sentimenti, le loro virtù  e le loro debolezze -quelle del capo per primo- sotto il peso di una missione necessaria da compiere. Si tratterebbe, infine, di recuperare i valori umani e Dio in nome del Quale i cavalieri cristiani combatterono contro gli “Infedeli” pagani,  incivili e bestemmiatori che, intanto, siamo diventati noi, precipitati nel nostro squallido quotidiano privo di ideali, di obiettivi e rappresentato in farsa da consunti politicanti istrioni  e ubiqui, presenti in simultanea  su diverse stazioni televisive. E chissà, se da un’esatta riproposizione del mondo barbarico potrà venirci qualche utile insegnamento di civiltà! (Gioverà spiegare ai nostri politicanti di mestiere innalzati al rango di onorevoli che i miti e le leggende  medievali fiorirono attorno a un coagulo storico formatosi, quando i guerrieri insigniti -per meriti riconoscibili- del titolo cavalleresco abbandonarono la barbarie e la crudeltà primitiva per rispettare una gerarchia feudale, nella quale facevano sfoggio di un sofisticato codice d’onore, costruito su valori etici e soprattutto estetici che fornirono  le basi alla nascente letteratura moderna).

I Cristiani hanno ragione, i pagani hanno torto”: è lo slogan che sintetizza lo spirito che anima la celebre Chanson de Roland (Manoscritto di Oxford del 1080), dove l’autore,  superando tare razziali e  pregiudizi religiosi, contrappone -pour cause- musulmani e cristiani per privilegiare le gesta cristiane compiute in nome di nobili ideali morali e spirituali,  personificati da Carlo Magno per primo. Peraltro, l’ignoto autore (Turoldus?), pur schierato con i cristiani, osa un’operazione degna della grandezza di Eschilo, quando,  abbandonato dalle sue intenzioni di parte, resta ad   ammirare la bellezza e le gesta guerriere del cavaliere moro, Ruggero, fino ad affermare che il musulmano “lo prenderesti per un cristiano”. Magari, questo non si può tradurre in televisivo (12 febbraio 1994).

One Comment

  1. Anna Boitani nigro

    Claudio, come già ti ho detto, il libro mi è piaciuto. Però, c’è un percorso troppo descrittivo sui vari personaggi che non è sempre in linea con le tue idee liberali.
    Ad esempio, Carlo Magno. fu istruito da un monaco inglese, Alcuino, e ciò era molto diffuso all’epoca e fino a tutto il settecento.

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